Nato a Genova nel '67 - residente a Lerici (La Spezia)
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IL MIO NUOVO CONCETTO RIABILITATIVO
anno 2011

Il concetto di RIABILITARE unito al concetto di medicina consente di indicare quel complesso di interventi atti a realizzare nel modo più completo stabile l'acquisizione o il recupero di quelle capacità compromesse da parte dell' evento morboso e delle sue conseguenze. Quotidianamente l'ambiente in cui viviamo (fisico e sociale) ci pone problemi da risolvere, ostacoli da superare; ogni giorno le nostre capacità si affinano sotto lo stimolo dell'ambiente allo scopo di permetterci un sempre più agevole adeguamento a quanto ci circonda. Si tratta di un continuo processo di ABILITAZIONE cui siamo sottoposti più o meno inconsciamente. Eventi morbosi di varia natura ed entità, alterando questa sorta di equilibrio relativo alle difficoltà ambientali ed alle capacità del singolo, determinano così l'HANDICAP. Pertanto la disabilità del soggetto non viene evidenziata se non quando le barriere ambientali, architettoniche, sociali richiedono il superamento di un ostacolo che il soggetto non è in grado di realizzare. Se vediamo l'handicap come l'inadeguatezza delle abilità individuali all'entità delle barriere ambientali, è chiaro che per ridurre o annullare l'handicap si può intervenire sull'individuo aumentandone le abilità ma anche sull'ambiente, cercando di ridurre l'importanza delle barriere. Tutto questo è RIABILITAZIONE. L'eliminazione delle barriere costituisce l'aspetto sociale della riabilitazione. La prevenzione, la riduzione ed il compenso delle disabilità fanno parte dell'aspetto medico della riabilitazione. Per meglio individuarne le modalità ed i punti d'attacco, sarà bene analizzare come si determina una generica situazione di invalidità a partire dall'evento morboso. Questo è la causa di una lesione anatomo-funzionale, che a sua volta si evidenzia con dei segni. I segni determinano la disabilità ed inoltre possono a loro volta dare luogo a lesioni secondarie con nuovi segni ed ulteriore disabilità. L'esempio comune è quello del soggetto emiplegico. La vasculopatia è l'evento morboso che determina la lesione anatomo-funzionale del SNC (Sistema Nervoso Centrale). Il segno che ne deriva è la paralisi; segni secondari possono essere piaghe da decubito, ipotrofia da non uso, ecc.. La medicina riabilitativa può interrompere la via che dall'evento morboso porta alla disabilità: 1) impedendo l'insorgere di conseguenze secondarie alla lesione primaria; 2) intervenendo terapeuticamente sui segni primari; 3) compensando la disabilità mediante nuovi schemi motori, utilizzando strutture non colpite. Perchè possa avere successo il trattamento riabilitativo deve essere preoce, continuo, adeguato quantitativamente e corretto qualitativamente. L'aspetto preventivo deve avere inizio al più presto e durare fino a quando il recupero funzionale non è pervenuto al massimo livello. Il massimo livello è prevedibile in relazione alle possibilità consentite dall'evento morboso primario ed agli altri fattori che intervengono nella prognosi riabilitativa, quali i potenziali di ripresa del paziente, il contesto ambientale, sociale ed economico. Si deve iniziare al più presto; l'intervento riabilitativo deve essere affrontato all'esordio della patologia e cioè, nei casi più gravi, dentro l'ospedale fin dalla fase acuta. Tutti devono essere impegnati nella riabilitazione, si richiede cioè una particolare mentalità riabilitativa; avere cioè la possibilità di guardare, osservare il paziente sotto un particolare punto di vista, che consenta di rendersi conto in modo più completo, globale ed unitario dei problemi da risolvere. Idealmente, per numerose sfaccettature dell'intervento riabilitativo è difficile pensare ad una persona sola che riunisca in se tutte le conoscenze indispensabili. Prende dunque un valido significato il concetto di "EQUIPE" che dovrà inglobare il paziente e spesso la sua famiglia per poter raggiungere gli obiettivi. Il paziente non deve subire il trattamento ma partecipare direttamente e attivamente alla sua riuscita. La conoscenza dei principi della biomeccanica, le proprietà delle strutture anatomiche interessate al movimento, l'esame dettagliato dei movimenti dei singoli elementi, ci daranno lo strumento per comprendere e descrivere innumerevoli atti che l'uomo utilizza nella sua vita. Questa analisi può essere utile in due diverse direzioni: rispettivamente analisi deduttiva, cioè leggere una postura o un gesto, verificandone le componenti articolari e muscolari, comprendere le richieste dinamiche e le soluzioni adottate. Ciò permette di stabilire delle varianti individuali con i loro vantaggi e svantaggi, di precisare le differenze tra normale e patologico e quindi di suggerire miglioramenti e compensi; suggerire miglioramenti e compensi significa fare l'analisi induttiva. Volendo analizzare in dettaglio i principali COMPITI svolti dal Fisioterapista possiamo affermare che egli è un professionista che: 1) osserva, valuta ed agisce sul deficit e sulle capacità residue del soggetto nell'ambito del servizio e/o del contesto sociale di appartenenza del medesimo; 2) fissa strategie operative, collaborando nell'istruttoria delle stesse, con operatori di altre aree funzionali di livello superiore o inferiore, partecipando ad equipes multidisciplinari, con lo specifico apporto della propria professionalità; 3) verifica e modifica la propria strategia di intervento in relazione ai risultati che essa evidenzia o in relazione a linee di condotta stabilite a livello collegiale; 4) individua, prescrive ed addestra all'uso di protesi, ortesi ed altri ausili atti a facilitare il processo di recupero o a garantire un supporto funzionale, verificandone l'uso e studiando soluzioni ottimali insieme ad altri tecnici specifici; 5) opera attivamente nella modifica di situazioni ambientali e sociali, al fine di favorire l'efficacia della strategia riabilitativa e consolidare i risultati che essa ha ottenuto, intervenendo sia sulle barriere architettoniche di servizi, strutture ed abitazioni che nella personalizzazione di soluzioni favorenti la vita quotidiana; 6) studia i problemi inerenti l'handicap e le strategie d'intervento, definendo strutture, servizi e risorse insieme al complesso dei lavoratori addetti, appertenenti alla stessa professione o ad altre in un complesso di tipo dipartimentale; 7) partecipa ad attività di studio e di ricerca, relative alle proprie competenze tecniche del proprio specifico professionale elaborando protocolli d'intervento e valutazione dei dati risultanti, contribuendo in tal modo alla organizzazione di un sistema informativo di base; 8) partecipa all'educazione socio-sanitaria, relativamente ai contenuti della prassi riabilitativa, alla formazione ed all'aggiornamento del personale socio-sanitario; 9) presta infine la propria consulenza professionale, relativamente alle proprie funzioni ed area d'intervento, nei servizi sanitari, scuole, luoghi di lavoro, abitazioni private ed in qualsiasi altro contesto se ne faccia richiesta..

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